4.4.09

La Repubblica sempre sulla notizia.

Ieri sera il nostro Pres.del.Cons. si è duramente lamentato di come i media italiani abbiano trattato le sue recenti uscite internazionali.
Vediamo, ad esempio, cosa è successo ieri, con il caso della presunta "gaffe" berlusconiana a Strasburgo.
La Repubblica fin dal primo mattino ha cominciato a picchiare durissimo, mettendo poi in campo i resoconti di due suoi inviati.
Partiamo con Andrea Bonanni, che così ci mette al corrente:

Diciamocelo chiaramente: prima che un’offesa diretta ad Angela Merkel, prima che una clamorosa mancanza di rispetto verso gli altri 27 capi di governo dell’Alleanza, Silvio Berlusconi ha offeso e mancato di rispetto ai dieci caduti italiani in Afghanistan e a tutti gli altri militari, italiani e non, morti nel corso delle missioni Nato. Alla loro memoria era dedicata infatti la cerimonia di commemorazione che il presidente del Consiglio ha disertato per parlare al telefonino. Con chi? Con il premier turco Erdogan per convincerlo a sbloccare il veto sul nuovo segretario generale, spiegano i suoi: "lavoravo per voi, lavoravo per tutta l’Alleanza", ha detto Berlusconi. Meno male: dieci minuti dopo questa dichiarazione la Turchia ha confermato il proprio veto al candidato danese. Ci sono voluti diversi colloqui bilaterali con Obama e una lunga seduta a porte chiuse per far cambiare idea al governo Turco. Un fatto di cui Berlusconi si è arrogato il merito.

La sera prima, seccato dagli articoli che riferivano sulle sue penose prodezze da cacciatore d’autografi al G20 di Londra, Berlusconi aveva insultato i giornalisti: . Forse bisognerebbe spiegare al presidente del Consiglio che, finché noi giornalisti saremo costretti a riferire e commentare le sue gesta sulla scena internazionale, scrivere bene dell’Italia sarà molto, molto difficile.

Andrea Bonanni


E, subito a ruota, con la versione di Mario Calabresi:
STRASBURGO - La scena di Berlusconi che fa aspettare la Merkel, passeggia da solo incollato al telefonino, non partecipa alla cerimonia del ponte sul Reno, per ricordare la pacificazione franco-tedesca, e resta a parlare al cellulare anche durante il minuto di silenzio per i caduti nelle missioni Nato, era trasmessa su megaschermi nella sala stampa del vertice dell'Alleanza Atlantica.

Centinaia di giornalisti di tutto il mondo prima si sono fermati a guardare allibiti, poi hanno cominciato a ridere come se si stesse trasmettendo una gag comica. Le stesse immagini passavano sui televisori dell'area dove ci sono i settanta corrispondenti che viaggiano al seguito di Barack Obama e tutti si sono girati a chiedere spiegazioni ai pochi italiani presenti. Ho allargato le braccia senza parole. Quando si è saputo che era al telefono con il premier turco Erdogan, per cercare di convincerlo a togliere il veto alla nomina del danese Rasmussen a capo della Nato, l'ho riferito ai colleghi americani, ma la giornalista di Time Magazine mi ha fatto tre domande insistenti a cui non ho saputo rispondere: "Non poteva telefonare in un altro momento? Non ha nessuno accanto che gli spiega quali sono i tempi e i modi delle cerimonie internazionali? Era necessario parlare durante il minuto di silenzio per i morti?".

Pochi minuti dopo è arrivata la notizia che la Turchia confermava il suo no a Rasmussen e i colleghi si sono girati a sfotterci: "Era proprio utile la telefonata".

Mario Calabresi


Da questi resoconti si possono dedurre alcune cose: che ai summit internazionali la cosa importante è la forma, il contenitore. La parata, l'attraversamento simbolico del ponte, il minuto di silenzio, la fotografia, e via dicendo.
Se poi il summit rischia di non ottenere i risultati che si era prefisso, pazienza.
Anzi, se qualcuno si sbatte, a dispetto del protocollo, affinché il risultato sia raggiunto, allora deve sicuramente trattarsi di un buffone, di un giullare, di un collezionista di autografi. Uno per il quale provare vergogna. Come si permette di telefonare in quel momento?
Ieri, a Strasburgo, una ventina di capi di stato si sono riuniti per decidere chi dovesse essere il nuovo Segretario Generale della Nato per i prossimi anni. Intorno a questo summit si è combattuta una vera e propria battaglia, con feriti e disordini.
A volte ci si domanda se valga ancora la pena di organizzare tali riunioni, per i disordini che oramai regolarmente provocano e per gli scarsi risultati che spesso si registrano.
E, effettivamente, a leggere i resoconti dei due giornalisti repubbliconi, la domanda è quanto mai pertinente.
Se poi, alla fine, la situazione si sblocca, se si giunge al risultato per il quale il vertice era stato organizzato, ecco che il merito lo si deve attribuire solo ed esclusivamente al nuovo idolo nostrano, a Barak Obama.
E pazienza se, per molte ore, a fianco di tali articoli, nella colonnina delle "news" di Repubblica compariva questo lancio di agenzia:

Strasburgo, 18:35
VERTICE NATO:PRESIDENTE TURCO, GRAZIE BERLUSCONI E OBAMA
Il presidente turco, Abdullah Gul, ha ringraziato Silvio Berlusconi e Barack Obama per aver favorito l'accordo sulla designazione di Anders-Fogh Rasmusssen a segretario generale della Nato. Berlusconi "ha lavorato molto per questo risultato e lo ringrazio per questo", ha affermato Gul nella conferenza stampa a Strasburgo al termine del summit. Il Capo dello Stato turco ha spiegato che sono state decisive le "garanzie" offerte dal presidente americano nel corso di "un incontro bilaterale molto fruttuoso" a cui ha fatto seguito a una riunione a tre con Rasmussen. "Le nostre preoccupazioni sono state accolte e abbiamo ricevuto le garanzie richieste", ha detto Gul, "Obama ha contribuito grandemente a raggiungere un risultato positivo". Le garanzie non sono state precisate, ma si parla di un incarico di grande prestigio nella Nato e della chiusura o del trasferimento di una tv curda vicina al Pkk che trasmette da Copenaghen.

La Repubblica


Agenzia che, sostanzialmente, sputtana fino all'inverosimile la versione dei nostri due giornalisti. O presunti tali.

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